Oggi ho messo in pratica i principi del cosiddetto partnering, si tratta di un incontro vis à vis, o one-to-one, come si dice in gergo. Il termine inglese serve a rendere la cosa altisonante, ma invece è facile: basta usare un motore di ricerca, contattare una persona che si reputa interessante, prendere un treno e partire. Una volta arrivati lì, non si fa che parlare e mettere in comune interessi ed esperienze. E tutto questo funziona: è buzz, è social, è umano.
Da Wikipedia:
Il partnering produce risultati misurabili in termini:
- “economico-finanziari”: maggiori e migliori opportunità di fatturato, d’impresa, di nuova occupazione, ritorno sull’investimento, …Magari, un giorno…
- “etici”: maggiore soddisfazione, fidelizzazione, spese, passaparola, partecipazione dei clienti al cammino di miglioramento dei prodotti offerti, altri alla base del web 2.0. Yeah!
- “morali”: altri risultati per il personale iscritto a libro-paga, i collaboratori, i fornitori. Passo.
- “sociali ed umani”: risultati ottenuti dalle comunità locali, dai distretti, ecc. in cui agisce la partnership. Et voilà!
L’insieme dei risultati finanziari, etici, morali ed umani ottenuti da due o più competitori attraverso la cooperazione costituisce il vantaggio coopetitivo (Droli, 2007).
E così è andata. Direi che l’aspetto più interessante del mio incontro è stato proprio l’unico a me noto: la mia città.
*Proverbio Zulu (Cit. Criminal Minds)