Spesso mal celiamo imbarazzo ed inadeguatezza di fronte all’evidenza di non sapere come riciclare i rifiuti tecnologici. Sappiamo che per anni molte delle macchine che abbiamo utilizzato hanno contribuito ad accumulare ingombranti rifiuti e che ci siamo disinteressati di come smaltirli e che solo di recente le grandi aziende si stanno muovendo in una direzione finalmente più “verde”. Quello che forse non abbiamo ancora capito è che anche questa emergenza può, come spesso accade, trasformarsi in una risorsa.
Si chiamano Raee, ovvero Rifiuti di Apparecchiature Elettroniche ed Elettriche, e rappresentano la categoria di rifiuti in più rapido aumento a livello globale, con un tasso di crescita italiano del +27% in termini di raccolta rispetto alla rilevazione del 2009 (fonte: Pubblicaamministrazione.net). Nonostante i dati allarmanti, con una corretta gestione e grazie al riciclo, è possibile trasformare i Raee in una miniera urbana di risorse naturali, che potrebbe essere riutilizzata per un nuovo giro in filiera. L’unico contributo che viene richiesto all’utente è di accertarsi di che tipo di rifiuto si sia in possesso e di capire dove e come sia più opportuno smaltirlo. Una corretta raccolta differenziata dei prodotti elettrici ed elettronici, di cui si occupano tanti consorzi privati in Italia, consente infatti di recuperare vetro, plastiche e metalli, come ferro, rame, acciaio, ghisa e alluminio, riducendo il flusso di rifiuti smaltiti in discarica.
Da un articolo del Sole24ore, ricaviamo alcuni dati: “un condizionatore è formato per il 62% da materiali ferrosi, per il 34% da plastica e per il restante 4% da componenti elettriche. Il tostapane è composto per il 41%, per il 37% da acciaio, per l8% a testa da alluminio e rame e per il 6% da altri materiali. Mentre una macchina da caffè è caratterizzata per la maggior parte da plastica (59%), con il vetro che incide per il 23%, l’acciaio per il 9%, l’alluminio per il 6% e il rame per il 3%”.
Ma le aziende e le lobby cosa ne pensano?
Ma le aziende e le lobby cosa ne pensano?
A quanto pare, dal 1° giugno entrerà in vigore obbligatoriamente Sistri, il sistema per il controllo elettronico della tracciabilità dei rifiuti speciali e per quelli pericolosi su tutto il territorio nazionale, con particolare attenzione a quelli solidi urbani nella regione Campania, col vantaggio di tracciare sul web il percorso dei rifiuti e agirare eventuali illeciti. Lo scorso 11 maggio c’è stato il “click day”, ovvero una giornata fissata per un primo test in cui gli accessi registrati sono stati 121.991, ma 37 mila non sono riusciti. Per il governo è stato comunque un successo in considerazione delle 83mila aziende coinvolte, per le associazioni di categoria è invece un completo fallimento. Infatti l’11 maggio Confindustria, Rete Imprese Italia e Alleanza delle Cooperative Italiane (Confcooperative, Legacoop, Agci) “esprimono forte preoccupazione per l’esito totalmente negativo del click day sul Sistri (…) Per questo le organizzazioni firmatarie del comunicato chiedono con urgenza la sospensione dell’entrata in vigore del Sistri, prevista per il prossimo 1 giugno, e un ripensamento dell’intero sistema”.
Al solito, almeno sul fronte istituzionale, tanto rumore per nulla. Nessuno si espone, nessuno si adatta e lo status quo trionfa.
Eppure, qualcosa si muove indipendentemente da tutto, al di fuori dei centri di potere, con dedizione e passione: questo fine venerdì vi invito ad andare a partecipare a Web 2.0 e nuovi scenari per la responsabilità sociale d’impresa , evento di Words, world, web sul ruolo che il Web 2.0 ed i social media hanno nel promuovere l’importanza della responsabilità sociale d’impresa e aiutare le aziende a farne una missione. La manifestazione si svolge dal 20 al 22 maggio a Firenze, Fortezza da Basso, con focus su sostenibilità e web 2.0. Enjoy!