Scuola

Lettera alla Gelmini: condividetela!

Ecco la lettera della studentessa di Scienze della Comunicazione al Ministro Gelmini. Chi non avrebbe voluto avere la stessa idea e dirgliene quattro? A giudicare dal numero dei disoccupati, parecchi.

Eppure i dati dicono cose diverse:

Secondo i dati AlmaLaurea, i laureati in Comunicazione del 2004, a cinque anni dalla laurea, lavorano nell’87% dei casi, contro la media nazionale che si ferma ad un più basso 82%. E i neolaureati triennali del 2008? Anche loro, non sono sotto ai ponti: lavorano nel 49% dei casi contro il 42% nazionale. (Dati Almalaurea tratti dal post Ninja Marketing)

Allora perché Scienze della Comunicazione è così bistrattata, criticata e sbeffeggiata?

Se è vero che i laureati in Scienze della Comunicazione lavorano più degli altri, è anche vero che gli annunci di lavoro che ci sono in giro non promettono niente di buono: trovare un lavoro retribuito sembra essere un miraggio, figuriamoci per chi è alla sua prima esperienza di lavoro. Quindi, sui portali di recruiting ci sono solo annunci per posizioni non retribuite, perché invece di parlare di lavoro, non cominciamo a parlare di volontariato? A quel punto i dati di Almalaurea suonerebbero così: i laureati in Scienze della Comunicazione sono quelli che più di altri sono sfruttati da un settore dove il turn over è elevatissimo e dove, in virtù del proliferare di tante critiche, altrettanti sono i cialtroni che minano la professionalità di chi il mestiere lo fa bene e con passione, approfittando e vivacchiando grazie alla forza lavoro fresca appena uscita dall’Università e ancora piena di speranze.
Voi che ne pensate? Dite la vostra e condividete la lettera, magari, può contribuire a creare un dibattito critico e produttivo attorno a questi temi. Aspetto commenti.
Ecco il testo della lettera:

Gent.ma Ministro Gelmini,

ho 25 anni, sono laureata in Scienze della Comunicazione e mi sto specializzando in pubblicità.

Molte volte mi sono sentita dire, un po’ per scherzo e un po’ sul serio, che il mio era un corso di laurea “facile” e che un mio trenta in Sociologia o non valeva neanche la metà di un 25 preso da uno studente di giurisprudenza in diritto penale o di un 18 in Anatomia.
Ho risposto sempre con il sorriso sulle labbra a chi dubitava dell’utilità dei miei studi: ho risposto lavorando di giorno e studiando di notte, ho risposto trovando sempre degli ottimi lavori, senza raccomandazione e nei quali ho messo a frutto i miei studi.
Dall’aria che tira, mi pare di capire che su un’eventuale Arca di Noè, non ci sarebbe spazio per noi poveri professionisti della comunicazione. Non per me, né per i creativi, né per gli stagisti che a centinaia lavorano nelle aziende dell’impero mediatico del Presidente del Consiglio. Noi non serviamo, le nostre lauree non servono.
Sono inutili anche tutti quei comunicatori, esperti di immagine creativi e chi più ne ha più ne metta che in questi anni non solo hanno permesso l’aumento esponenziale del fatturato delle aziende del Presidente del Consiglio, ma che lo hanno anche supportato nella sua discesa in campo e che studiano le sue mosse e quelle del suo partito.
Le sue parole a Ballarò, poche e passate forse in sordina ai più, “abolire le lauree inutili in Scienze della Comunicazione” sono state come un colpo di pistola. Se lo dice il ministro, mi sono detta, sarà vero. Io mi fido delle istituzioni, sa?
E allora come mai permettete il proliferare di università private che chiedono 30.000 euro per un master in comunicazione?
O è truffa o è circonvenzione d’incapace. In entrambi i casi, un reato.
Ho frequentato l’università pubblica, il mio corso di laurea è stato autorizzato dal ministero da lei presieduto. Quindi io sono stata truffata dallo Stato. E pretendo un risarcimento.
Ho fatto un breve calcolo: 5 anni di tasse, di affitto – sono una fuorisede – di libri, di abbonamento ai trasporti, bollette e spese varie fanno circa 10.000 euro. Se a questo ci aggiungiamo il danno biologico – studiando la notte e lavorando di giorno, il mio fisico ne ha risentito – e i danni morali e materiali arriviamo a 20 mila euro. Che ho intenzione di chiedere all’Università di Palermo e al Ministero dell’Istruzione. Io in cambio chiedo l’annullamento della mia laurea e mi impegno a reinvestire i soldi del risarcimento in una bella laurea in giurisprudenza. E in un biglietto A/R per Reggio Calabria. Sa com’è… per l’abilitazione.
Sono certa che, nell’eventuale causa, Lei mi fornirà tutto il supporto e l’appoggio possibili. 


Cordialmente,

Simona Melani


Pubblicato

in

da