Rete sociale

Social network significa Rete sociale. E per le aziende?

Giovedì scorso ho visto The social network, ho assitito ad un dibattito alla presenza di scrittori ed “esperti” di web 2.0 ed oggi ancora continuo a riflettere su quanto in fretta i social media abbiano modificato la nostra concezione di condivisione sociale. Oppure siamo stati noi a modificare loro?
Parliamone.

 

Facebook è nato e cresciuto assecondando l’esigenza dei giovani universitari americani di fare “rete”, di interagire in modo immediato, mettere in condivisione se stessi e le proprie vite attraverso una piattaforma web semplice e che non richiede competenze tecnologiche avanzate. Il tutto gratuitamente.
Nel 2010 ha superato i 500 milioni di utenti attivi in tutto il mondo. Quasi tutti i nativi digitali, ma non solo, hanno ormai un profilo personale. Lo sviluppo del social network ha però seguito curiose evoluzioni, modificando col tempo la propria natura originaria di “network” e legandosi via via ad altri tipi di fenomeni quali l’appropriazione indebita di profili di personaggi famosi, il cyberbullismo, la creazione di gruppi che inneggiano al razzismo, al sessismo, alla guerra. Per non parlare di tutte le  questioni legate alla privacy che hanno costretto ognuno di noi (me compresa) a fare i conti col fatto che taluni aspetti della nostra vita privata non sono più sotto il nostro completo controllo (basti pensare che pubblicare foto online non passa per l’approvazione di tutte le persone raffigurate in esse), oppure con l’impossibilità di cancellare dai server tutto ciò che è stato copiato da terzi o condiviso con altri.
Eppure, ad oggi, la più grossa trasformazione delle nostre abitudini, deriva dall’interesse che l’aziende hanno sviluppato attorno alle dinamiche che si producono nel web 2.0, dapprima con la pubblicità e poi cominciando a considerare Facebook una leva importante per il proprio business, concentrando su di esso grosse aspettative. Ad oggi, sebbene pochi conoscano o sappiano interpretare correttamente la reputazione che la propria azienda o attività hanno online, quasi tutti si sono dotati o si stanno dotando di una fan page. Ti serve un prodotto, un servizio, una consulenza? Su Facebook c’è tutto. E non esserci è un’occasione persa per farsi trovare.
Mi viene però da chiedermi quante di queste aziende abbiano raggiunto un incremento delle vendite a fronte delle risorse investite.

La risposta me la dà il report 2011 relativo alla social media marketing industry, a cura di Michael A. Stelzner fondatore di Social Media Examiner (sito che peraltro consiglio caldamente). La ricerca dimostra che solo il 43% delle aziende intervistate (in totale 3342) ha raggiunto in un anno aumenti di profitto grazie a Facebook, ma ben l’88% ha visto crescere il traffico al proprio sito in termini di interazione col pubblico e di conoscenza diffusa del proprio business, purtroppo senza rendersi pienamente conto pienamente del valore di questa risorsa. Molti hanno fatto il proprio ingresso in Facebook pensando che fosse una specie di gallinadalleuovadoro autoconsistente e produttrice di ricavi. Ma non è proprio così. Il futuro della Rete è riservato a quanti svilupperanno capacità analitiche di misurazione delle azioni, congiuntamente all’utilizzo di tutti gli strumenti di marketing e comunicazione, senza mai considerare desueto l’offline e soprattutto senza improvvisare. La grande risorsa che il web 2.0 offre è l’interazione col pubblico, la possiblità di indirizzare i propri messaggi a tutti, di intercettare bisogni e esigenze della clientela, di far parlare di sé e solo successivamente di far crescere il profitto.
Io sono un’entusiasta di natura rispetto a tutte le novità nate dal web, ma la considerazione che mi sento di fare è che non bisogna sottovalutare il progressivo appiattimento delle differenze tra il mondo reale e il mondo digitale, conseguente al fatto che è sempre più difficile stabilire se sia il virtuale a modellarsi in base al reale, oppure se sia il mondo reale a piegarsi ai meccanismi più o meno consapevolmente imposti dal web. Detto altrimenti, non bisogna dimenticare che Internet, sebbene occupi sempre più spazio nelle nostre vite,  sebbene spesso sembri dettare le regole del vivere, rimane comunque uno strumento e non un fine. Non bisogna fermarsi su Facebook, ma anzi, cercare di traslare la propria immagine aziendale nel mondo che viviamo tutti i giorni in un continuo scambio e crescita con i propri utenti, organizzando eventi, rispondendo alle critiche, motivando le proprie posizioni, non sfuggendo al dialogo e soprattutto monitorando i trend.
E uno strumento può essere straordinario, solo se usato in modo straordinario: con correttezza, innovazione, intelligenza e capacità di visione di lungo periodo. E, perché no, anche per fare soldi.

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